NOTA:
PRIMA DI CONCLUDERE l’intervista, PROVIAMO A SCIOGLIERE l’enigma insieme ad Ivana Alinari che ha condiviso con noi alcuni ricordi…
Il significato autentico e originale rimane un mistero ma grazie ai ricordi di Ivana Alinari, moglie del pittore, abbiamo raccolto possibili indizi e qui la storia si fa ancora più curiosa e interessante. Prima però entriamo nel contesto storico, rileggendo un breve tratto del Libro Guida “Castagno di Piteccio - il borgo museo di Pistoia”: […] Nel 1960, in occasione dell’inaugurazione della sala d’attesa per viaggiatori alla fermata del treno, il borgo organizzò una particolare iniziativa culturale promossa dalla Pro Loco: un concorso di pittura estemporanea che si svolse durante il giorno. […] Da quella prima volta, a Castagno ci furono 21 edizioni che ospitarono in totale oltre 600 pittori. Nel 1971, venne anche istituito il “Premio Castagno Nazionale di Pittura” promosso dal critico d’arte Tommaso Paloscia che negli anni Sessanta aveva acquistato una casa nei pressi del borgo, per venire qui da Firenze in villeggiatura. Gli artisti da lui invitati dovevano partecipare con la realizzazione di un’opera e poi comporre, loro stessi, la giuria per la proclamazione del vincitore. L’evento ebbe un notevole successo e venne riproposto ogni anno fino al 1975, quando vi fu l’edizione speciale: stavolta gli artisti invitati dovevano rappresentare, attraverso la tecnica dell’affresco, i 12 mesi dell’anno; ad ogni artista ne venne assegnato uno. Con questa manifestazione iniziò a formarsi il primo nucleo del Museo all’aperto di Castagno. […]
Ebbene: nel 1971, il Premio Castagno venne vinto da Luca Alinari e sua moglie Ivana ricorda che come premio gli venne consegnata una bicicletta Graziella pieghevole. Ma ricorda anche un altro premio che il marito ricevette probabilmente l’anno seguente come secondo o terzo classificato: una gigantesca scatola di tonno! Enorme, di forse 5 o persino 10 chili. - (I premi consegnati dalla Pro Loco consistevano spesso e volentieri in alimenti come prosciutti interi o mortadelle, etc…). - Ricorda che risero tanto, che portarono la scatola di tonno a casa a Firenze e che successivamente la condivisero con parenti e amici; loro stessi ne mangiarono tanto di quel tonno che era molto buono ma decisamente troppo da finire in due! È allora lecito ipotizzare che questo simpatico episodio sia finito in qualche modo nel dipinto che Luca Alinari ha poi, qualche anno dopo, nel 1975, realizzato a/per Castagno. Chi se lo sarebbe mai scordato tutto quel tonno?! E magari intanto gli era già capitato di raccontare l’aneddoto al suo amico poeta Edoardo Sanguineti, il quale potrebbe aver tratto ispirazione per una poesia. Nel 1974 - secondo Wikipedia - lo scrittore genovese dedicò diverse poesie all’amico pittore fiorentino e molto probabilmente queste, tutte o alcune, sono state raccolte nella pubblicazione del 1981, illustrata da Alinari e intitolata “FAME DI TONNO”.
Una serie di coincidenze oppure quel bizzarro premio può aver davvero ispirato sia un affresco che un libro?! Chissà. In merito invece ai famosi pezzettini di tonno che, a Castagno, si narra il pittore avesse inglobato nelle sue goccioline di colla, non abbiamo conferma da Ivana Alinari. Lei era lì presente, e nega decisamente questo fatto; più probabile dunque sia solo una leggenda nata da quella scritta che risultava di sicuro incomprensibile ed enigmatica, così magari qualcuno per darsi una risposta o anche solo per scherzarci un po’, ha iniziato a spargere quella voce e alla fine, si sa, la memoria mescola tutto, finzione e realtà. Ivana ricorda invece di una volta in cui suo marito utilizzò davvero del cibo per le sue stelline ma si trattava di granelli di zucchero che poi col tempo si ossidarono annerendo (a chi sperimenta, ovviamente, capita anche di sbagliare!).
Ivana racconta come suo marito fosse non solo un pittore ma anche un letterato e, non a caso, intrattenne rapporti di amicizia con diversi scrittori. Luca Alinari amava la scrittura, la parola scritta, le parole, anche il loro suono. Appuntava note, pensieri, concetti che poi avrebbe usato e riusato come titoli dei suoi dipinti o che avrebbe scritto persino dentro ai suoi quadri, qua e là, tra disegni e colori. I titoli per lui erano importantissimi, erano parte dell’opera. E tutte queste parole, frasi, espressioni, spesso enigmatiche, potevano venir fuori da conversazioni oppure da letture, da un romanzo o da una poesia che aveva letto. E lui, a sua volta, avrebbe potuto ispirare l’opera di qualche amico poeta, magari con la sua storia di “Castagno e la gigante scatola di tonno”. E allora la poesia sarebbe stata proprio così:
IO PESCO CON ESCHE FINTE:
(NON SI TRATTA DI TONNI,
EVIDENTEMENTE): (E NEMMENO,
POSSO AGGIUNGERE, DI FAME):
TI CANCELLO, ALLA FINE, COSÌ,
CON LA MIA TESTA FLESSIBILE:
- poesia di Edoardo Sanguineti tratta dal libro “FAME DI TONNO” (1981)
All’interno della stessa raccolta, esiste un’altra breve poesia che contiene un’altra espressione che ricorda molto il linguaggio dei titoli/dipinti di Luca Alinari: “automa di sé”. Questa poesia parla pure di “stelle piccole”, tanto amate e dipinte da Alinari, e fa così:
SONO UN CELLOFANATO VELATO
AUTOMA DI
ME AUTOFAGO PER TE:
(MI EMARGINO AI MARGINI, GOFFO):
(E
TREMO TRA LE STELLE
TROPPO PICCOLE):
È quindi plausibile che in questa raccolta di poesie, oltre ai disegni che accompagnano i testi, ci sia davvero molto di Luca Alinari “non solo pittore ma anche letterato”. Inutile però ragionare troppo sull’Arte. Ad un certo punto, non resta che accettarla così com’è, senza pretendere troppe spiegazioni e significati che nessuno, forse nemmeno l’artista, saprebbe mai darci. Chi si avvicina davvero a un’opera (visiva, letteraria, sonora, …) saprà metterci un po’ di sé, della propria intimità, e trovarci il proprio senso. È il dialogo eterno tra l’opera ed il presente contemporaneo. Ecco, siamo arrivati a quel punto. Adesso tocca a ognuno di noi prendersi la libertà di vedere e credere tutto ciò che si desidera.